Corona chronicles 4

Corona Chronicles 28/03-04/04

Questa quarantena ci fa trovare lo spazio per cose che prima si prima si rimandavano perché “non si aveva tempo”. Così oggi sono andata a trovare A. Lei abita al piano terra del mio palazzo e a maggio compie 87 anni. Le lascio un po’ di spesa e lei mi dà una pera, tre merendine e un po’ di tovaglioli per ricambiare. Come capita sempre quando vado a trovarla, A. Mi mostra i suoi ricordi, che sono principalmente foto e cartoline che le persone le hanno mandato nel corso degli anni. La foto che mi ha colpito di più è di lei a 28 anni con suo fratello e sua sorella, una foto del 1941. La vita non è stata clemente con lei. È stata “adottata” dalla famiglia del marito che è morto 21 anni fa di tumore, ma che stava già male da molto tempo. Non ha mai avuto figli a causa di fibromi. Le è rimasta una sorella, che vive negli Stati Uniti. Mi fa vedere le cartoline di una coppia che abitava nel palazzo, Giampaolo e Biagio, che dal 2007 al 2013 le hanno mandato cartoline da tutto il mondo. Biagio la chiama la sua principessa e la prende in giro per come cucinava. Giampaolo, più composto, le racconta dei luoghi che hanno visitato. Mentre mi mostra queste cose, lascia tutto in disordine, come se fosse contenta, poi dopo di avere qualcosa da fare, di poter rimettere tutto a posto. A. mi dice che la nipote l’ha riempita di ansie, dicendole di non uscire assolutamente per nessun motivo e lei mi dice: “Ho 87 anni Laura, che altro potrei fare se non uscire?”.
Lo so perché le mie visite sono state sempre più sporadiche e perché non avevo tempo per passare a trovarla. Perché A. si ricorda tutto e mi ricorda tutto. Di quello che è successo quando mia madre si è ammalata e quando ha incominciato sistematicamente ad allontare tutte quelle persone che aveva intorno che le volevano bene. E questo è faticoso. “Che dici, quando tutto questo sarà finito, riusciremo a vederci tutti insieme? Potrò venire a vedere tu madre?”.
Dopo mi racconta di suo padre.
“Mio padre era cattivo, era un fascista. Quando mia madre ha avuto il tumore al cervello, a 45 anni, ed era in ospedale, lui aveva già un’altra e non sai quanto abbiamo sofferto io e i miei fratelli per mano sua. Io l’ho visto il fascismo. Andavamo dai preti per mangiare la minestra. Mia nonna abitava in via Carlo Felice e da lì abbiamo visto i tedeschi scappare e gli americani arrivare.”
Quando me ne devo andare mi infila 20 euro in mano che io negozio a 10 e mi ringrazia come la figlia che non ha mai avuto. Io me ne vado con un nodo alla gola, senza riuscire a dirle che lei per me è la nonna che non ho mai avuto.
L. Roma, 29/03/2020

Pensa le stranezze della vita da domani inizio a lavorare full time in una fabbrica…
E la cosa più buffa è la mia mansione ovvero “misuratrice di febbre ai visitatori e dipendenti”
A., Italy, 30/03/20

Non avrei mai pensato di ritrovarmi la domenica mattina bella pimpante a fare la parmigiana di melanzane. Ho sempre pensato che la parmigiana di melanzane fosse un piatto che fanno solo le nonnine o che si trova al ristorante e che la domenica mattina fosse fatta per dormire.

Soprattutto non avrei mai pensato di trovarmi a scrivere, un lunedì sera, su un divano rosso, il penultimo giorno di marzo, quando fino a poche ore fa nevicava. I fiocchi che scendevano non erano freddi, erano però bianchi e grossi. Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione del genere, così surreale. Nessuno poteva saperlo, nessuno lo sapeva. 

Più vivo queste giornate più mi vedo in un futuro lontano, in una bolla di sapone, ad aprire un libro di storia di quinta elementare, dove in uno degli ultimi capitoli viene analizzato proprio questo bizzarro periodo storico, che verrà narrato in maniera scientifica, forse con un presente storico, che chissà se esprimerà un’epoca conclusa o ancora contemporanea…In quel futuro poco nitido e sfocato, mi vedo. La “io” di 35 anni è sempre la stessa di quella che immaginavo come quando ero bambina. Un maglione rosso, un sorriso smagliante e lunghi capelli scuri, sani e forti. Si vede che quando ero piccola non sapevo quanto fosse difficile curare i capelli, stare dietro alle doppie punte e alle macchie lasciate dal mio tè nero preferito proveniente da Singapore. Questa me, racconta con gioia negli occhi, ma cercando di celare la voce quasi strozzata a sua figlia che “mamma c’era”. Un po’ come quando passando per Piazza Fontana a Milano la mia di mamma mi raccontava dove era lei quel lontano 12 dicembre 1969. Così farò io, tra più di cinque e meno di otto anni. Racconterò a mia figlia, o alle bimbe gemelle della vicina di casa, qualcosa di più vissuto rispetto a quello che si legge su un libro di storia. Magari non saprò dire loro il numero esatto dei morti che avrà causato questa epidemia, ma saprò raccontare loro cosa è successo a partire dal marzo 2020. E quello che racconterò io sarà diverso da quello che racconteranno gli altri vicini sempre a queste due gemelle, che ascoltano e si chiederanno come mai al quarto piano l’hanno vissuta meglio rispetto che al primo.
S., Berlin, 30/03/20

Lockdown breakups
My boyfriend’s lack of communication never really stood out to me, or I just brushed it off with the usual excuse that that’s just how straight men are. It was only when my friends remarked “but surely you’re videochatting all the time now?” that I realised we hadn’t exactly talked since we got stuck on opposite sides of a closed border.
A., Belgium, 01/04/20

As usual, I publish everything that you send to me, with no cuts and no edits whatsoever, in any language you send it to me.
Your voice is what matters.
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